DA COSA DIFENDERSI DOPO IL TRAPIANTO DI CELLULE STAMINALI EMATOPOIETICHE

Alessandro Busca, SSD Trapianto Cellule Staminali, AOU Città della Salute e della Scienza. Torino.

Il trapianto allogenico di cellule staminali consiste nella somministrazione di chemio/radio-terapia ad alte dosi seguita dalla reinfusione delle cellule staminali prelevate ad un donatore idoneo che puo’ essere un familiare compatibile ovvero un donatore volontario presente nei Registri internazionali di donatori. La chemio/radio-terapia ad alte dosi determina una marcata riduzione dei valori dei globuli bianchi, emoglobina e piastrine. Questa condizione definita aplasia post-trapianto espone il paziente ad un elevato rischio di complicanze infettive in quanto le difese immunitarie risultano essere gravemente compromesse. Pertanto durante la fase di aplasia, i pazienti sono ad elevato rischio di infezioni batteriche virali e fungine. Al fine di ridurre quanto piu’ possibile il rischio di complicanze infettive, i pazienti sottoposti a trapianto eseguono una profilassi verso queste infezioni cosi’ come viene impostato un attento monitoraggio dei batteri, funghi e virus al fine di identificare precocemente una condizione di rischio e conseguentemente impostare un adeguato trattamento.

La seconda complicanza più rilevante per i pazienti sottoposti a trapianto è la malattia da trapianto verso l’ospite il cui acronimo è GVHD (graft versus host disease). Questa complicanza deriva dalla capacità dei linfociti del donatore presenti nell’inoculo delle cellule staminali di riconoscere gli antigeni HLA del paziente e di reagire verso questi attraverso il rilascio di numerosi mediatori chimici responsabili della GVHD. Questa complicanza può manifestarsi in forma acuta generalmente nei primi 3-4 mesi post-trapianto ed ha come bersaglio la cute, l’intestino ed il fegato. A livello cutaneo compare un eritema che può essere diffuso anche a tutto il corpo, a livello del trattato gastro-intestinale i sintomi possono essere nausea, inappetenza o diarrea, mentre a livello epatico può comparire ittero con aumento della bilirubina e degli enzimi epatici. La GVHD può manifestarsi anche in una forma cronica più tardiva che si manifesta come complicanza multi organo potendo interessare la cute, il fegato, il tratto gastro-intestinale, gli occhi il cavo orale ed il polmone. Il trattamento della GVHD si basa fondamentalmente sull’uso di un inibitore della calcineurina (ciclosporina, tacrolimus) e sullo steroide. In caso di fallimento della  terapia di prima linea, allora si può ricorrere ad altri immunosoppressori quali il siero antilinfocitario, il rituximab, il ruxolitinib. E’ chiaro però che tutte queste terapie immunosoppressive vanno ad interagire con un soggetto già fortemente immunocompromesso e pertanto il rischio di complicanze infettive può aumentare in modo consistente.

In definitiva, le diverse complicanze post-trapianto possono essere prevenute mediante misure di profilassi farmacologica ed un attento monitoraggio dei pazienti, così come sono attualmente disponibili numerosi farmaci per un tempestivo trattamento.

Alessandro Busca