IL RECUPERO FUNZIONALE E LA QUALITÀ DI VITA DOPO IL TRAPIANTO D'ORGANO

Federica Invernizzi, UOS Epatologia del Trapianto Centro di Ricerca Coordinata "A.M. e M. Migliavacca per lo Studio e la Cura delle Malattie del Fegato" Divisione di Gastroenterologia ed Epatologia Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico Università degli studi di Milano

Il trapianto di organi solidi è spesso l’unico trattamento per i pazienti con insufficienza d’organo allo stadio terminale. Esso consente ai riceventi di riprendere molte attività personali e sociali con un maggiore senso di benessere. La qualità della vita correlata alla salute (HR-QoL) è definita come l’autovalutazione della salute che comprende lo stato fisico, la salute mentale e il benessere sociale. Migliorando in generale la salute, il trapianto offre speranza per una migliore e più longeva vita. L’interesse per la HR-QoL e la ripresa funzionale dopo il trapianto è cresciuto negli ultimi anni, come confermato da numero crescente di articoli sull’argomento. I dati sono concordanti, mostrando un significativo miglioramento nei differenti scenari anche se tuttavia la qualità di vita e lo status funzionale risultano inferiori rispetto alla popolazione generale.

Il recupero funzionale

Il recupero funzionale dopo il trapianto include miglioramento delle capacità motorie e cognitive contribuendo ad ampliare le possibilità di lavoro. Infatti, il lavoro retribuito post-trapianto è considerato un segno distintivo di un’integrazione di successo dei trapiantati nella società. I pazienti che hanno lavorato prima del trapianto più facilmente trovano impiego post-trapianto. In una grande casistica americana, tra i riceventi di rene tra 18 e 64 anni lavoratori, il tasso di occupazione 1 anno dopo il trapianto oscillava tra il 47 e il 16% mentre tra i disoccupati al momento del trapianto, solo il 5% lavorava 1 anno dopo il trapianto.  Per il trapianto di fegato, l’occupazione è diminuita dal 71% pre-trapianto al 27% post-trapianto. I motivi per l’alto tasso di disoccupazione comprendono un’assenza prolungata per cause mediche o le esitazioni del datore di lavoro ad assumere un soggetto trapiantato. A questo si aggiunge la potenziale incapacità e continuare il lavoro svolto prima del trapianto. Così come per la ripresa delle funzioni motorie è molto importante la fisioterapia, un uso appropriato della formazione professionale può aumentare il tasso di rendimento alla forza lavoro per i trapiantati.

La qualità di vita correlata alla salute

Molti fattori influenzano il dato della HR-QoL dopo il trapianto; in modo particolare:

  • La presenza di comorbidità, come ipertensione e diabete. Quest’ultimo soprattutto è un perditore significativo di bassa HR-QoL.
  • Decorso pre-trapianto della malattia primaria: tipo, età di insorgenza, durata, manifestazione sistemica, modalità di trattamento precedenti e durata del trattamento (ad es. dialisi). Potenziali effetti irreversibili della malattia cronica sulla funzione cognitiva e motoria. Malnutrizione, encefalopatia e infezioni contribuiscono a prolungare la fase di recupero
  • Le complicanze chirurgiche, il ricovero prolungato e problematiche legate alla funzionalità dell’organo trapiantato ostacolano il processo di recupero.
  • I potenziali effetti collaterali dei farmaci immunosoppressivi.
  • Cambiamenti fisici dopo trapianto con alterazione dell’immagine corporea e i fattori psicologici derivanti. Inoltre c’è un’alta prevalenza di ansia e depressione nei trapiantati, la cui presenza ha un impatto negativo sulla sopravvivenza.
  • La possibile persistenza di disfunzione sessuale.
  • Un punto molto importante che impatta sulla qualità di vita è il recupero della fertilità dopo il trapianto. Dopo un’attesa raccomandata di 1-2 anni dal trapianto e una pianificazione con il medico curante (anche per la scelta corretta dei farmaci immunosoppressori), la maggior parte delle donne porta a termine con successo la gravidanza, rimanendo comunque a maggio rischio di ipertensione arteriosa, preclampsia e parto prematuro
  • Il supporto sociale e familiare ha avuto un impatto positivo sulla qualità della vita

L’attenzione dei sanitari che hanno in cura il paziente trapiantato deve pertanto passare anche attraverso un’attenta analisi di questi fattori in modo da poter intervenire ove possibile e migliorare la qualità di vita del soggetto trapiantato.

Federica Invernizzi