La donazione di cellule staminali emopoietiche:
come avviene e come impatta sulla QoL del donatore

Alessandro Busca, SSD Trapianto Cellule Staminali, AOU Città della Salute e della Scienza. Torino.

Il trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche si basa sulla somministrazione di chemio/radio-terapia ad alte dosi che distruggono in modo irreversibile l’attività emopoietica del midollo osseo, ovvero la produzione dei componenti cellulari del midollo: globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. L’attività del midollo viene quindi ripristinata grazie al trapianto delle cellule staminali emopoietiche (CSE) di un donatore.

In origine la fonte delle CSE era unicamente il midollo osseo e solo successivamente dagli anni 80’ è stato possibile l’impiego delle cellule staminali da sangue periferico.

Il midollo osseo. Il prelievo delle CSE midollari avviene in sala operatoria mediante un prelievo in anestesia generale o peridurale dalle ossa iliache posteriori. Il prelievo viene eseguito mediante un’ago che entra dentro l’osso e  permette aspirazioni multiple che favoriscono una raccolta’ quanto piu’ ricca di CSE. Vengono aspirati circa 15-20 ml di sangue midollare per Kg del donatore. Le CSE presenti in 1 litro di midollo osseo costituiscono 3-4% del nostro patrimonio di cellule staminali e comunque vengono ripristinate nell’arco di pochi giorni. Il problema principale legato al prelievo di CSE e’ quello del traumatismo sull’osso conseguente alle aspirazioni multiple. Tale dolore non viene percepito durante la fase di raccolta in sala, ma puo’ residuare in forma lieve nei giorni a seguire ed generalmente controllato con una terapia basata su antinfiammatori.

CSE da sangue periferico (PBSC). Il prelievo di PBSC non richiede il ricovero, bensì la somministrazione di un fattore di crescita granulocitario (G-CSF) in grado mobilizzare i neutrofili dal midollo al sangue periferico. Normalmente  le CSE nel sangue  periferico sono presenti in una percentuale  molto bassa (0.01-0.1%) per cui è necessaria la somministrazione del G-CSF affiche’ possano essere raccolte mediante una procedura di leucaferesi in una quantità sufficiente per effettuare un trapianto. Il G-CSF viene somministrato sottocute per 4-5 giorni e non è richiesto alcun giorno di ricovero, la procedura leucaferetica viene infatti eseguiti in regime di day-hospital. I principali effetti collaterali sono rappresentati da una sindrome influenzale per lo più con dolori ossei e mialgie. E’ stata riportata un’incidenza di eventi avversi correlati all’uso di G-CSF estremamente bassa intorno al 0.1%. Diversi studi hanno poi escluso che la somministrazione del G-CSF possa essere associata ad un aumentato rischio di sviluppare una malattia ematologica maligna.

In ogni caso è di grande importanza che venga adottato un accurato controllo nel tempo di tutti i donatori di CSE sia midollari che PBSC, al fine di evidenziare e trattare tempestivamente eventuali complicanze.

Alessandro Busca